23 aprile 2019

Patria

Patria di Fernando Aramburu.
Appena ultimato. Una lettura che da subito mi ha preso e coinvolto nella storia di due famiglie basche amiche da una vita e separate dalla morte di uno dei padri di famiglia, ucciso forse per mano di uno dei figli dell'altra. Una vicenda che ci riporta negli anni delle bombe e degli assassinii dell'ETA, in un paesino vicino a San Sebàstian in cui si parla ancora la lingua Euskara per distinguersi chiaramente dagli spagnoli oppressori.
Devo dire che Aramburu non fa esattamente un buon servizio all'ETA, in questo romanzo i suoi membri sono descritti come ragazzi ignoranti e un po' disadattati che compiono attentati ed omicidi quasi a caso, colpendo nel mucchio,   trovando in questo una giustificazione alla loro esistenza.
Probabilmente non erano tutti così, ma va detto che da sempre i gruppi terroristici reclutano adepti dalla personalità fragile per poterli meglio imbonire e controllare, e buttare allo sbaraglio.
In ogni caso, l'omicidio del Txato,  cambia per sempre la vita delle due famiglie precipitate  nella sofferenza, nei ricordi di un'esistenza che di colpo appartiene al passato.
Ed ognuno continua come può, e lo scrittore è bravo nel calarsi in ogni personaggio, nei vari diversi tentativi di non farsi annientare.
Il romanzo è infarcito di vocaboli baschi, un glossario indispensabile è posto alla fine del libro, la lingua basca è difficile e piena di x, ma dopo un po' naturalmente non ce n'è più bisogno.