Gli Hot Cross Buns sono dei deliziosi panini pasquali della tradizione anglosassone. Sono soffici, dolci e speziati, ed in verità, li ho mangiati la prima volta a Natale, acquistati in città dal mitico Perino in via Cavour. Non lo conoscete? Non ci siete mai stati? Bisogna andarci assolutamente, un negozio fantastico, dei prodotti meravigliosi, un posto da cui esci sempre molto più povero... beh, le gioiellerie sono peggio! Visitate il suo sito, così, tanto per farvi venire un po' di appetito.
Torniamo ai Buns, però, volevo rifarli e buoni come quelli mangiati a Natale, e quindi, ho cercato un po' di ricette in rete, specialmente sui siti inglesi ed alla fine, ecco qua la mia ricetta per 12 panini:
450 g di farina manitoba
1 cucchiaino di sale
2 cucchiaini di cannella
2 cucchiaini di miscela di quattro spezie
7 g di lievito di birra secco
150 g di uvetta bio
scorza grattugiata di due limoni bio
scorza grattugiata di un'arancia bio
110 g di zucchero di canna
50 g di burro
1 bustina di vanillina
25 cl di latte fresco intero
1 uovo sbattuto
Per la croce
50 g di farina
2 cucchiai di zucchero semolato
8 cl d'acqua
marmellata di albicocche per lucidare
In una grande ciotola mescolare la farina, il lievito,il sale, le spezie, lo zucchero e le scorze degli agrumi.
Far sciogliere il burro nel latte, aggiungere la vanillina e da ultimo, a fuoco spento, l'uovo appena sbattuto. Controllate la temperatura del composto, non deve essere troppo caldo altrimenti rovinerà la lievitazione. Diciamo che deve essere tiepido! Unire alla farina ed iniziare a mescolare, dapprima con un cucchiaio di legno, poi a mano sulla spianatoia infarinata fino ad ottenere una pasta liscia ed elastica. Come ultima cosa aggiungere ed incorporare le uvette.
Dividere l'impasto in dodici palline grandi uguali e sistemarle distanziate fra di loro in una teglia rivestita di carta da forno.
Lasciar lievitare nel posto più caldo della vostra cucina ricoperto da un panno umido fino al raddoppio del volume. ( un'ora e mezza circa)
Scaldare il forno a 180° ed intanto preparare la glassa stemperando la farina e lo zucchero con l'acqua.
Con il sac à poche o anche solo utilizzando un sacchetto di plastica disegnare una croce su ogni panino, infornare poi per 10'. Abbassare la temperatura a 160° e cuocere per altri 15'.
Sfornare e spennellare i panini con un po' di marmellata di albicocche sciolta nell'acqua, far raffreddare su una gratella ed assaggiare appena sono tiepidi!
Si conservano per qualche giorno, e sono meravigliosi riscaldati o grigliati, mangiati con il burro salato.
Buon appetito!
27 febbraio 2016
17 febbraio 2016
La donna in bianco
Mai mi sarei aspettata di non vedere l'ora di ritrovarmi al calduccio sotto le coperte con il mio Kobo acceso sulle pagine di un romanzo vittoriano! Intendiamoci, li adoro, ma sono per me una sorta di "coccola", una lettura rilassante e confortevole, da assaporare con lentezza, persa tra le pieghe di una crinolina e l'erba di un pic nic.
"La donna in bianco "invece, è proprio divertente e sorprendentemente avvincente.
Uscito a puntate sulla rivista pubblicata da Charles Dickens "All the year Round", ha un successo enorme e Wilkie Collins diventa con questa storia uno degli scrittori più famosi dell'epoca.
Intendiamoci, non è esattamente come i romanzi di Nesbo o di Stieg Larsson, eppure, anche senza scene traculente, senza serial killer matti da legare riesce lo stesso ad avvincere il lettore.
Ha un sacco di pagine, è pieno di parole e descrizioni,è scritto bene, scorre, è intrigante.
I personaggi sono ben delineati, le donne ... eh le donne, appunto, poverine, l'autore evidenzia come siano spesso solo fragili creature inermi di fronte allo strapotere degli uomini, schiave di regole e convenzioni ridicole ed avvilenti. Anche quelle più forti ed intelligenti come Marian Holcombe rischiano di soccombere.
Che dire? Lo consiglio!
"La donna in bianco "invece, è proprio divertente e sorprendentemente avvincente.
Uscito a puntate sulla rivista pubblicata da Charles Dickens "All the year Round", ha un successo enorme e Wilkie Collins diventa con questa storia uno degli scrittori più famosi dell'epoca.
Intendiamoci, non è esattamente come i romanzi di Nesbo o di Stieg Larsson, eppure, anche senza scene traculente, senza serial killer matti da legare riesce lo stesso ad avvincere il lettore.
Ha un sacco di pagine, è pieno di parole e descrizioni,è scritto bene, scorre, è intrigante.
I personaggi sono ben delineati, le donne ... eh le donne, appunto, poverine, l'autore evidenzia come siano spesso solo fragili creature inermi di fronte allo strapotere degli uomini, schiave di regole e convenzioni ridicole ed avvilenti. Anche quelle più forti ed intelligenti come Marian Holcombe rischiano di soccombere.
Che dire? Lo consiglio!
6 febbraio 2016
L'heure bleue
L'heure bleue è come i francesi definiscono quel magico brevissimo momento in cui il sole è oltre l'orizzonte e la luce è blu. Può essere all'alba o al crepuscolo. È il momento del giorno che preferisco anche se mi infonde sempre un'indicibile malinconia.
Oggi l'ho vissuta passeggiando per le vie dietro l'asilo e mi sono ritrovata a passare davanti a case e giardini dove oramai tanto tempo fa trascorrevo pomeriggi bellissimi, quando avevamo i bambini piccoli. Mi è sembrato di rivederli tutti, a correre, a saltare, a ridere fortissimo nei lunghi pomeriggi d'estate, quando non si voleva mai tornare casa e le feste duravano a non finire, con le corse nei sacchi e le cacce al tesoro, a cercare di mordere le mele nei barili...
C'è una casa in particolare, dove mi fermo sempre a guardare oltre il cancello, proprio dietro all'asilo, vecchia, con il giardino davanti dove una dolcissima amica che da tanto non c'è più, seduta sui gradini raccontava favole bellissime a bambini sognanti.
Sono diventati grandi quei bambini, sono adulti, sono andati per il mondo, ognuno oramai a seguire il proprio percorso, in una vita in cui non basta più un bacio a far dimenticare un dolore.
In quest'ora così calma, brevissima, surreale, nell'aria dolce di una stagione inventata, la malinconia mi avvolge pensando a come tutto passa e non lascia traccia se non nei ricordi di chi i ricordi li insegue.
Meglio che vada a preparare risotto!
Oggi l'ho vissuta passeggiando per le vie dietro l'asilo e mi sono ritrovata a passare davanti a case e giardini dove oramai tanto tempo fa trascorrevo pomeriggi bellissimi, quando avevamo i bambini piccoli. Mi è sembrato di rivederli tutti, a correre, a saltare, a ridere fortissimo nei lunghi pomeriggi d'estate, quando non si voleva mai tornare casa e le feste duravano a non finire, con le corse nei sacchi e le cacce al tesoro, a cercare di mordere le mele nei barili...
C'è una casa in particolare, dove mi fermo sempre a guardare oltre il cancello, proprio dietro all'asilo, vecchia, con il giardino davanti dove una dolcissima amica che da tanto non c'è più, seduta sui gradini raccontava favole bellissime a bambini sognanti.
Sono diventati grandi quei bambini, sono adulti, sono andati per il mondo, ognuno oramai a seguire il proprio percorso, in una vita in cui non basta più un bacio a far dimenticare un dolore.
In quest'ora così calma, brevissima, surreale, nell'aria dolce di una stagione inventata, la malinconia mi avvolge pensando a come tutto passa e non lascia traccia se non nei ricordi di chi i ricordi li insegue.
Meglio che vada a preparare risotto!
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