Le storie delle persone mi sono sempre piaciute.
Sin da piccola, nella cucina della nonna paterna adoravo sentire le vecchie storie, quelle dei bisnonni, delle zie zitelle, le "magne", o dei "barba", gli zii lontani, mai conosciuti.
Le famiglie, gli amori, i bambini, le speranze, i fallimenti, le gioie ed i dolori, i lunghi percorsi, la fine.
Naturalmente adoro i romanzi che mi raccontano la vita delle persone seguendole magari anche per più di una generazione e, quando sono dei romanzi scritti bene, allora ti sembra proprio di conoscerle quelle persone o perlomeno a volte ti ci ritrovi in certe situazioni.
Ultimamente ho letto "Una famiglia americana" di Joyce Carol Oates (una tra le mie preferite) :
il titolo originale è " We Were the Mulvaneys"e meglio sarebbe stato mantenerlo questi titolo, ma, a parte questo, mi è veramente piaciuto, mi ha fatto sorridere ed arrabbiare, mi ha lasciato una leggera malinconia ed io apprezzo grandemente la leggera malinconia!
La scrittura è fluida, piacevole, le parole sono tante, ma servono tutte per descrivere una famiglia unita ed amorevole, allegra e piena di entusiasmo che in un attimo implode e si sgratola, incapace di far fronte ad un evento traumatico.
A prescindere dalla storia ho amato tantissimo l'atmosfera della famiglia ai suoi inizi, i genitori pieni di forza e di entusiasmo, i bambini magnifici e perfetti come sono sempre i bambini, l'energia, il calore, la spensieratezza. E poi, piano piano, la vita, il tempo che logora, le difficoltà, i bambini che bambini non lo sono più.
Lo vedo tutti i giorni, capita anche a me, mi guardo indietro e spesso ho la sensazione che tutto, un po' di tempo fa, fosse più brillante, più leggero.
Succede sempre così quando si guarda indietro, si tende a ricordare solo i momenti migliori, non è vero? Spero di sì.
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