Sicuramente non uno dei più riusciti libri della Dunne, eppure mi ha colpito molto. Parla del suicidio di un ragazzo di 14 anni attraverso le parole del padre che a due anni di distanza dalla morte del figlio scrive una specie di diario.
Quello che mi ha colpito molto è il silenzio del figlio, un ragazzo amato e talentuoso che non riesce a reagire alle provocazioni ed alle angherie di un gruppo di bulli, non riesce a chiedere aiuto, a confidarsi con i genitori.
L'adolescenza può essere un momento molto difficile per alcuni e può durare molto. Quando mio figlio frequentava la seconda media un suo compagno di scuola allegro e vivace, sportivo e pieno di amici si è sparato nella cantina di casa sua. Anche lui non ha mai detto niente a nessuno, non ha mai chiesto aiuto. E quindi queste cose succedono ed io mi sono ritrovata a chiedermi quanto e cosa veramente sappiamo dei nostri figli e come spesso sia veramente difficile poter essere di aiuto e di sostegno. Se un ragazzo non parla e finge, e sanno fingere benissimo, il mestiere del genitore diventa quasi impossibile.
Tutti noi cerchiamo di fare del nostro meglio e speriamo che tutto vada bene, però questo libro mi ha veramente coinvolta e mi ha fatto riflettere sul ruolo non solo dei genitori, ma anche degli insegnanti, degli amici, di tutti noi quando interagiamo con gli altri.
L'ho letto e fa riflettere moltissimo!
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